Dopo le numerose archiviazioni, il Gip ha dunque accolto le istanze del Bonura ritenendo che “il complesso caso in esame, seppur contrassegnato dall’esistenza di precedenti giudiziari penali ed amministrativi aventi autorità di giudicato, merita ulteriori approfondimenti investigativi”, quindi proseguiranno le indagini contro i soggetti denunciati a vario titolo il cui comportamento ha collegialmente creato gravi ipotesi di reato attorno a cui si snoderebbe l’anomalo fallimento a carico del Bonura ancora aperto dal 1985.
Ventidue anni sono trascorsi dall’estate in cui i clienti dell’hotel “San Bartolomeo”, inaugurato e aperto per due stagioni, vennero invitati ad uscire dal giudice incaricato per la notifica del fallimento di una fiorente attività al centro del paese di Ustica, una struttura in cemento armato, periziata dai Vigili del Fuoco ed autorizzata dalla Sovrintendenza di Palermo, che già allora vantava la capacità di 110 posti letto con locali dotati di tutti i conforts, con ascensori a pistone e pannelli solari; una struttura alberghiera che il giornalista Franco Nicastro, dalle pagine del Giornale di Sicilia, promosse come “un nuovo modo di fare turismo nella Perla Nera del Mediterraneo”, e che solo certa miopia dell’amministrazione locale bocciò con un controverso diniego in merito al rilascio del certificato di abitabilità.
Ciò che resta dei cavalli in bronzo dopo il saccheggio
Ventidue anni nel corso dei quali, inspiegabilmente, gli strumenti e le procedure dell’istituto fallimentare non hanno fatto nulla per evitare lo scempio dei locali della grande struttura che è sotto gli occhi di tutti gli usticesi: trafugamento del cavo di conduzione di energia elettrica di proprietà del Bonura, varchi aperti nei sotterranei e finestre rotte che hanno comportato il saccheggio di arredi e suppellettili, l’accumulo di spazzatura e di escrementi di colombe che hanno liberamente nidificato nei piani superiori antistanti la terrazza, anch’essa oggetto di atti vandalici che, insieme all’usura del tempo, hanno fatto da veri padroni di un albergo di cui ad oggi rimane un rebus la proprietà contesa tra il Comune e sedicenti società turistiche aggiudicatarie in sede di asta fallimentare.
Baldassare Bonura